«La dislessia si cura?»… Ecco l’unica risposta possibile
May 25, 2020Ormai, si sente molto parlare di dislessia. Ma di dubbi ce ne sono ancora tanti perché, tutto sommato, si tratta di un argomento abbastanza recente. In cima alla lista delle domande più frequenti, c’è un interrogativo cruciale: «la dislessia si cura?».
In questo articolo affrontiamo la fatidica domanda. Ma per sviscerare l’argomento delle ipotetiche cure per la dislessia, c’è bisogno di chiarire alcuni aspetti fondamentali.
Segui il ragionamento passo passo e la confusione sparirà una volta per tutte.
Cos'è la dislessia, di preciso?
Comincio da qui. I testi e dizionari di medicina descrivono la dislessia come un disturbo specifico dell’apprendimento che non coincide con patologie neurologiche, psichiatriche, né con deficit intellettivi o sensoriali.
La medicina e la scienza, quindi, chiariscono che i sintomi della dislessia si manifestano nonostante degli adeguati livelli cognitivi. Questo punto è il più importante di tutti.
Possiamo definire la dislessia come un fenomeno, una condizione. Di certo, non come una malattia.
Ti sembrerà ambiguo o provocatorio ma, per spiegare cos'è la dislessia, prima bisogna capire cosa non è la dislessia; fare piazza pulita da tutte le informazioni false e fuorvianti che troviamo in circolazione.
Persino alcuni dizionari autorevoli si riferiscono alla dislessia con termini scorretti, come “malattia”, “disabilità”, “deficit”. Fai attenzione: non cadere nella trappola della disinformazione.
I dislessici, quindi, non sono malati, non sono stupidi, non sono “ritardati”, non sono pigri, non sono svogliati. Il dislessico è una persona intelligente, pienamente in grado di intendere e volere. Semplicemente, ha delle difficoltà. Ecco quali sono.
Come si riconosce un dislessico?
La dislessia è una argomento da maneggiare con cura: ha tante sfaccettature e ogni dislessico è “dislessico a modo suo”. Ma c’è una caratteristica comune a tutti i dislessici: la difficoltà nella lettura. Questa difficoltà si traduce in:
- lettura lenta e poco scorrevole;
- problemi a riconoscere le parole;
- intoppi nella comprensione del testo;
- complicazioni nel processo di concentrazione.
Se immagini uno studente che incontra tutti questi ostacoli a scuola, e che non riesce a tenere il passo con il resto della classe… puoi capire che è proprio un bell’impiccio. Ma - notizia positiva - non è una malattia! Se vuoi approfondire, ti posso spiegare per filo e per segno come legge un dislessico.
La dislessia è curabile? Sì / No? Perché?
Dopo un preambolo forse un po’ lungo ma sicuramente necessario, arriviamo alle domande fatidiche: «la dislessia si cura?» e «come si cura la dislessia?».
Per la dislessia non c’è cura. Il perché è semplice: non è una malattia. E se non è una malattia, cosa c’è da curare? Proprio nulla.
Leggendo fin qui, avrai capito che non è corretto riferirsi alla dislessia come a una patologia o a un deficit. E questo è il primo passo per capire di cosa ha bisogno una persona dislessica.
Ai dislessici, infatti, non servono medicine né interventi. Ma, per relazionarsi con la dislessia, serve molta cura: conoscenza, tatto, empatia.
La dislessia dai sintomi alla diagnosi
I sintomi della dislessia si manifestano generalmente in età scolare, proprio quando i ragazzini si cimentano nella lettura, sia mentale che a voce alta.
Tuttavia, devo precisare che le difficoltà di lettura non indicano automaticamente la presenza di dislessia. Se affiorano disturbi di apprendimento, potrebbero esserci anche altri motivi.
Per stabilire se un soggetto è dislessico, quindi, bisogna rivolgersi agli specialisti in dislessia che operano nei centri dedicati: si trovano nelle Asl locali o presso studi medici privati.
La dislessia può essere diagnosticata esclusivamente da psicologi o neuropsichiatri abilitati.
La prassi prevede di sottoporre i ragazzini a degli specifici test di dislessia e ad alcuni esami complementari, per escludere qualunque altra ipotesi.
Se la dislessia viene accertata, lo specialista rilascia la diagnosi e consegna alla famiglia un referto dettagliato.
Fonte: Pexels.com
Mio figlio è dislessico. E ora?
La legge italiana inquadra la dislessia come un disturbo specifico dell’apprendimento, come stabilito dalla Legge n. 170 dell'8 ottobre 2010 sui DSA.
Le normative nazionali prevedono varie misure per garantire il diritto all’istruzione e favorire il successo scolastico.
La prima cosa da fare dopo aver ricevuto una diagnosi di dislessia è: mantenere la calma. Non c’è motivo di allarmarsi, perché la dislessia si può affrontare senza drammi. C’è qualche complicazione, senz’altro… ma chi non ne ha?
La seconda cosa da fare è informarsi sui diritti dello studente dislessico, per assicurare il massimo sostegno al proprio figlio.
La terza cosa da fare è rivolgersi alla scuola per concordare le misure da attuare. Bisogna consegnare la diagnosi e fare richiesta per il PDP - Piano didattico personalizzato.
Il collegio docenti e la famiglia potranno definire: attività didattiche personalizzate, strumenti compensativi, misure dispensative, modalità di valutazione. L’obiettivo è rendere la vita scolastica dell’allievo più serena e gestibile.
La dislessia “si cura” con una strategia
Dopo la diagnosi di dislessia e l’accesso agli strumenti dedicati ai DSA, non si può dire che il percorso sia finito. Mi spiego meglio.
Come ho già detto, ogni dislessico vive la dislessia a modo suo e presenta caratteristiche uniche.
In uno scenario talmente variabile, dove entrano in gioco componenti emotive, psicologiche, caratteriali, sociali e familiari, puoi ben capire che per un dislessico i risvolti della vita possono essere infiniti e imprevedibili.
È vero che la legge e la scuola si prendono cura degli studenti dislessici e offrono loro sostegno. Ma chi assicura ai dislessici di vivere la propria vita appieno, di realizzare i propri sogni, di trovare il lavoro che desiderano, di avere rapporti interpersonali positivi?
Il punto non è “chi si prende cura del dislessico bambino”. Ma, piuttosto, “come sarà il dislessico in età adulta?”
Nessuno può rispondere a questa domanda, se non il dislessico stesso e, forse, la sua famiglia.
Però, posso chiudere con una nota positiva. È appurato che i dislessici possono superare le difficoltà di lettura e avere successo nello studio, attuando un approccio di insegnamento diverso da quello convenzionale.
I dislessici possono imparare, sin da ragazzini ma anche da adulti, dei metodi di lettura e studio che offrono strategie a lungo termine per mantenersi indipendenti da qualsiasi “aiuto” esterno. Chi li ha provati, afferma di aver guadagnato rapidità nello studio, conquistato successi scolastici, e di aver recuperato fiducia nelle proprie capacità.
Chissà che non sia questa la “vera cura” per la dislessia? Per me è stato proprio così.
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